Per il garante della privacy datori di lavoro, Comuni e Asl non possono rendere noti i dati dei soggetti interessati

Il datore di lavoro non può far conoscere al resto del personale l’identità di eventuali dipendenti contagiati, così come non deve comunicarla al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Altrettanto deve dirsi per le scuole, che non sono tenute a comunicare alle famiglie degli alunni la notizia di eventuali parenti di studenti risultati positivi al virus. Spetta alle autorità sanitarie  ricostruire la mappa dei contatti dei contagiati e informarne gli interessati.

Lo ha chiarito l’autorità garante della privacy guidata da Antonello Soro. Che è intervenuta a tutto tondo sulla materia chiarendo che è vietato diffondere i dati delle persone contagiate o di quelle messe in quarantena e il vincolo vale per datori di lavoro ma anche  per le strutture sanitarie e per i Comuni. Questi ultimi, tra l’altro, devono prestare particolare attenzione nel gestire i nominativi delle persone più fragili come chi si trova in difficoltà economica e ricorre ai buoni spesa, o gli anziani soli che necessitano dei servizi, laddove sono stati attivati, come la consegna a domicilio della spesa. O ancora chi si trova in isolamento a casa e non può uscire per gettare i rifiuti e richiede il ritiro porta a porta.

Il Garante della privacy ha risposto a diversi quesiti su azioni che coinvolgono l’uso di dati personali. L’Autorità ha preso in considerazione cinque settori – sanità, enti locali, lavoro, scuola, ricerca – e ha messo a fuoco, attraverso le Faq, i principali problemi sollevati in queste settimane dalla raccolta e gestione delle informazioni che più ci appartengono.

Sono tanti gli aspetti, e non solo la app Immuni, che chiamano in causa la privacy. A cominciare da quelli delle persone contagiate o che si sono sottoposte al tampone o ad altri trattamenti sanitari. Informazioni che devono essere gestite da ospedali, Comuni e Regioni, Forze di polizia, datori di lavoro. In quanto informazioni relative allo stato di salute – quelle che prima si chiamavano “sensibili” e il regolamento europeo sulla privacy ha ribattezzato “particolari” – sono tra le più delicate, da maneggiare con particolare attenzione.

Ma non sono le sole. Ci sono anche i dati di studenti e insegnanti alle prese con le videolezioni, dei lavoratori che hanno continuato ad andare in fabbrica o in ufficio o che oggi si apprestano a ritornarvi o dei passeggeri a cui viene rilevata la temperatura prima della partenza.