Unioncamere Emilia-Romagna: la sfida è quella di portate l’innovazione anche nelle Pmi

L’impresa che vuole essere competitiva deve essere digitale. Soprattutto in una fase come l’attuale in cui il processo di diffusione delle tecnologie digitali è stato forzatamente accelerato dalle misure di contenimento del contagio da Covid 19. E’ questo lo scenario in cui è stata presentata la prima indagine sui processi di trasformazione e maturità digitale delle imprese, promossa da Regione Emilia-Romagna, Unioncamere regionale, Università di Modena e Reggio Emilia, in un partecipato seminario on line organizzato in collaborazione con la rete dei PID (Punti impresa digitale) delle Camere di commercio, che hanno raccolto i questionari di valutazione compilati da oltre 1600 imprese regionali.

L’innovazione passa dalle imprese medio-grandi

Dallo studio, che esamina la digitalizzazione e la gestione dei flussi informativi in rapporto a ogni singola funzione aziendale, emerge come in Emilia-Romagna il grado di maturità digitale cresca all’aumentare delle dimensioni, tra i 250 e i 499 addetti. Il mercato B2B è quello più digitalizzato. “Il dato che la ricerca mette in luce -sostiene Giovanni Solinas docente di Economia industriale del dipartimento di Economia ‘Marco Biagi’ dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia – è che un nucleo consistente di imprese (una su cinque) ha raggiunto un buon grado di maturità digitale. Il processo è trasversale: riguarda la manifattura e i servizi, grandi, piccole e medie imprese”. Dalla ricerca, riguardo l’aspetto della consapevolezza digitale, emerge però che è alto il numero di imprese che utilizzano tecnologia senza essere formate e di qui la necessità di investire sotto questo profilo, per rispondere all’evoluzione della domanda di professioni e competenze.

La necessità di personale con competenze digitali

La seconda parte dell’indagine è rivolta a fornire una misura di questi aspetti e guarda alla adeguatezza dei processi formativi all’interno delle imprese e all’andamento della domanda di lavoro. “L’analisi di oltre tre milioni di rapporti di lavoro attivati dalle imprese nelle principali filiere produttive negli ultimi 10 anni – aggiunge Solinas – evidenzia un dato di straordinaria rilevanza: a un assunto su due ha un profilo professionale che richiede competenze digitali”.

Sostenere le filiere

La sfida ora è quella di creare una rete di innovazione tra diversi attori che devono dialogare con le aziende per favorire diffusione conoscenze, creare consapevolezza, sostenere investimenti tecnologici per il decisivo cambio di passo, accompagnare ed aiutare le imprese. L’ultima indagine Excelsior di Unioncamere Italiana evidenzia come il 60,4% della futura forza lavoro deve possedere competenze digitali di base (utilizzo di internet, strumenti di comunicazione digitale, ecc.) e il 36,2% dei nuovi occupati abilità «avanzate» (utilizzo delle tecnologie 4.0, ecc.).

Emilia-Romagna nel gruppo di testa

L’Emilia-Romagna si colloca tra le prime tre regioni a livello nazionale per digitalizzazione delle imprese, con un trend simile a quello della Lombardia, che è seconda, e a poca distanza dall’Alto Adige, primo sul podio. Se l’Emilia-Romagna risulta anche più avanti in questo campo, seppur non di molto, di regioni come Piemonte e Veneto, è anche vero che il digitale non è per tutti. Solo le imprese che operano in filiera, infatti registrano livelli di digitalizzazione più alti. Le imprese investono di più, infatti, se sono inserite in una filiera produttiva, logistica e clienti a valle e a monte, al cui interno c’è maggiore necessità di dialogo ‘smart’ e scambio di informazioni. Quando si tratta di digitalizzare i processi interni, a partire dalle risorse umane, ci sono maggiori difficoltà, anche in Emilia-Romagna: ci riescono meglio solo le medie e grandi. La sfida, quindi, è di rafforzare una rete di innovazione e i diversi attori devono dialogare sempre più con le imprese. “La digitalizzazione delle imprese è una priorità e si collega strettamente al livello di competitività nel mercato nazionale e nei mercati esteri, ma il lavoro da fare è ancora molto”, commenta il segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna, Claudio Pasini.