La replica di Edit Italia al “Comitato Tutela Ambulanti, Antiquariato e Collezionismo”, che invoca restrizioni nei confronti dei riusisti (privati) e hobbisti

È giusto vietare, solo perché far rispettare le regole è più complesso?

È questa la domanda che ci poniamo dopo aver letto l’invettiva contro i mercati dell’usato che Francesca Pirazzini ha affidato a Il Resto del Carlino, cronaca di Ferrara

(https://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/mercatini-riuso-1.3779613 )

in cui si fa portavoce delle istanze del “Comitato Tutela Ambulanti, Antiquariato e Collezionismo”.

 

“Concorrenza sleale”?

Al centro della querelle la “concorrenza sleale” che il privato cittadino con la sua roba vecchia, racimolata in cantina, farebbe ai rigattieri professionisti “con tanto di Durc, studi di settore, partita Iva, iscrizione alla Camera di Commercio, e iscrizione al Comitato tutela ambulanti antiquariato collezionismo”. Una “concorrenza sleale” che andrebbe smantellata, secondo l’associazione, ponendo un limite stringente ai cittadini nelle giornate di partecipazione ai mercatini e nel materiale da porre in vendita.

L’Assessorato regionale va nella direzione di ripristinare il tetto dei 10 mercati in un anno ma concedendo una deroga a quei Comuni che hanno mercati storici: si verrebbero così a creare – secondo la nostra opinione – dei “porti franchi” a detrimento di tutti gli operatori corretti che hanno sempre rispettato la legge e si andrebbe a restringere la libertà di circa 5 milioni di cittadini emiliano-romagnoli.

 

Il rispetto delle regole

La nostra esperienza ultra-quarantennale nello scambio di beni usati declinato su ogni piattaforma (giornali – siti web – mercati ecc.), a livello nazionale e internazionale – unitamente al gruppo Secondamano – ci dice, invece, che il tema non è quello di restringere i diritti, ma di far rispettare le regole.

Come organizzatori degli Smart Market al Forum di Assago Milano – prima – e della Pulce nel Baule, del Fè in Fiera presso la Fiera di Ferrara,  del Fè nel Baule al Gad di Ferrara – oggi – siamo attivi da decenni, fra i primi operatori italiani, nel settore dell’usato e possiamo testimoniare che sono i controlli e il rispetto delle regole a garantire il corretto svolgimento di queste manifestazioni. Controlli che tutelano gli imprenditori, così come i cittadini che si sbarazzano di cose che non usano più. La nostra Società, infatti, organizza mercatini secondo le leggi regionali fieristiche e i nostri eventi sono aperti a tutti nel rispetto delle regole: riusisti (privati), hobbisti e qualsiasi operatore a P.Iva.

 

Il protocollo anti-abusivismo con il Comune di Ravenna

Siamo stati fra i primi in Italia, d’intesa con il Comune di Ravenna e le associazioni di categoria (Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) a realizzare un protocollo per evitare forme di vendita non conformi alle norme di settore. Un protocollo che oggi dovrebbe obbligare gli organizzatori a produrre per ogni evento un regolamento di manifestazione a tutela del comparto. Regolamento che deve essere sottoscritto di volta in volta da ciascun venditore che, a sua volta, deve essere censito attraverso un servizio fotografico della merce in vendita; al termine di ogni evento, ogni organizzatore deve inoltrare al Comune tramite posta certificata l’elenco degli operatori presenti e relativa foto. Gli organizzatori sono indotti così a vigilare sulla compatibilità delle merceologie e segnalare tramite posta certificata al Comune eventuali anomalie.

Con il nostro supporto di organizzatori, le associazioni di categoria (Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sono sempre invitate a compiere sopralluoghi di monitoraggio e controllo all’interno delle nostre manifestazioni e – come è successo – il furbo di turno viene “accompagnato alla porta” e segnalato tramite posta certificata al Comune, in modo da non poter partecipare in futuro.

 

Divieto di vendita di repliche di oggettistica o gadget ( repliche) con immagini del regime fascista o nazista

Siamo fra i pochissimi, forse gli unici, organizzatori di eventi fieristici in Italia che hanno vietato la vendita di oggettistica e/o gadget ( repliche) con immagini del regime fascista o nazista nelle nostre fiere – mostre mercato,  facendo nostri i principi della Risoluzione (n.255 del 10.08.2016) emessa dalla Regione Emilia-Romagna, relativa al reato di Apologia del Fascismo.

 

Valore sociale e ambientale del riuso

Reputiamo sia questa la strada da percorrere perché il riuso è oggi – giustamente – al centro delle politiche del mondo intero per l’importanza ambientale e il valore sociale che riveste. In tutto il mondo è in uso che il privato cittadino dismetta ciò che ha, e sarebbe assurdo percorrere oggi una strada contraria. Senza contare che parliamo di articoli poco profittevoli, che nella stragrande maggioranza non sarebbero venduti da nessun antiquario o rigattiere! Noi, però, non siamo certo dalla parte di chi crede che poiché la “sharing economy” è ritenuta “bella e buona”, nascondendosi dietro di essa si possa fare ciò che si vuole. Tutt’altro! Noi mettiamo al primo posto il rispetto della legge. Ma a maggior ragione, riteniamo che restringere la libertà di un privato nel vendere i propri oggetti usati – che possono essere di grande utilità ad altri e innescare così un circolo virtuoso –  oggi sia davvero anacronistico.

Il focus del discorso è, secondo noi, proprio questo: non restringere il diritto del cittadino che legittimamente desidera disfarsi dei propri oggetti usati ma obbligare, attraverso gli enti preposti, coloro che organizzano mercatini a controllare che tutto avvenga nella legalità.

 

La tutela degli acquirenti

In chiusura, vogliamo sottolineare come sia pacifico che tutto diventi “Far West” al di fuori delle regole. Gli stessi “mercati antiquari cittadini”, che tanto temono la concorrenza del cittadino “svuota cantina”, necessitano di un’ulteriore regolamentazione a tutela degli acquirenti, dei commercianti onesti e del nostro patrimonio artistico che impedisca la vendita di merce rubata, opere false e materiale proveniente da scavi archeologici. 

Non sono rari (tutt’altro) i casi di ignari cittadini finiti sotto processo per “ricettazione” o “incauto acquisto”. In questo caso sarebbe di grande beneficio la pratica del censimento fotografico già utilizzata proprio per i mercati del riuso da noi a Ravenna. 

 

Agire da professionisti

Su un punto siamo, però, d’accordo con il comitato citato in apertura: il proliferare dei mercatini dell’usato ad opera di soggetti organizzatori non professionali (associazioni, onlus, proloco, club service  e quant’altro) può essere un elemento che gioca a sfavore di una sistematicità e rigidità nei controlli. Per questo crediamo che l’organizzazione di queste manifestazioni debba essere gestita solo da professionisti del mestiere.

Cosa vuol dire essere professionisti in questo campo? Il nostro oggetto sociale prevede l’attività fieristica sulla quale abbiamo un’esperienza quarantennale; abbiamo personale formato in materia; non riceviamo alcuna agevolazione dal Comune; versiamo tutte le imposte locali; versiamo allo Stato le imposte sul reddito e il 22% di iva su ogni quota di iscrizione; sosteniamo ogni costo inerente all’organizzazione; impieghiamo solo personale assunto a tempo indeterminato con i relativi supplementi orari; ospitiamo gratuitamente qualsiasi Onlus per finalità di sostegno del territorio; facciamo una rilevantissima attività di marketing a disposizione dell’evento; siamo uno dei primi operatori italiani ad avere adottato un codice organizzativo di contrasto all’abusivismo commerciale e allo scambio di beni vietati dalla legge; abbiamo come mission principale il riuso, la lotta allo spreco e l’economia circolare.

 

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