In preparazione protocolli per rendere possibile un futuro ritorno nelle sale cinematografiche in sicurezza

Circolano in queste settimane ipotesi di poter tornare al cinema seduti all’interno delle proprie vetture. Un ritorno al passato, quello appunto dei “drive in”, per guardare al futuro. Ma è davvero una opportunità o più una suggestione? Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Giometti, titolare della “Giometti cinema”, società che gestisce oltre 50 Sale tra Emilia-Romagna, Marche e Toscana. 

Secondo lei la realizzazione dei drive-in è più una suggestione o qualcosa di fattibile? 

“La cosa è sicuramente fattibile dal punto di vista tecnico nel senso che noi riusciamo, con le nostre conoscenze, sia a realizzare le arene, come abbiamo sempre fatto, sia a fare un drive in perché sappiamo come si fa. Da una parte, però, questo dovrebbe essere supportato da indicazioni dal punto di vista sanitario che regolino la contingentazione dei posti, afflussi e deflussi. Unitamente a ciò, bisognerebbe poi pensare al problema della visibilità: stare seduti dentro ad una macchina, magari con un suv o una vettura di grosso volume davanti a qualche decina di metri, ostacola una buona visione. 

I drive-in, in voga negli anni 50’, sono stati gradualmente superati perché la tecnologia è diventata più sofisticata. Se pensiamo di guardare un film dentro ad una macchina, magari a 30 gradi di temperatura senza la possibilità di accendere l’aria condizionata, con l’audio che viene dalla radio o dal telefonino, non stiamo parlando di cinema. Il cinema è un’altra cosa”. 

Come vi state muovendo per affrontare un futuro ritorno davanti al grande schermo?

“Le associazioni nazionali, grazie ad esperti del settore sanitario, stanno lavorando ad un protocollo per rendere possibile un futuro riavvicinamento al cinema, quando questo sarà possibile. Io ci sono nato dentro ad un cinema all’aperto quindi, per me, ha anche un valore emozionale ma bisogna pensare a come affrontare una riapertura, graduale, del cinema al chiuso”.

Come se lo immagina un ritorno alla “normalità”? 

“Certamente graduale come è stato nelle più grandi epidemie degli anni passati. I cinema hanno resistito anche alle guerre quindi, probabilmente, sopravviveremo anche a questo virus. Dobbiamo fare in modo di avere delle strutture che simboleggino la sicurezza e questo spetta a noi”.

Le saracinesche delle sale cinematografiche sono abbassate da fine febbraio. Gli ammortizzatori sociali sono arrivati puntualmente o in ritardo?

“Abbiamo richiesto la cassa integrazione in deroga che ci è stata concessa ma non ancora elargita. La mancata erogazione ci preoccupa poiché parliamo di 90 famiglie che non hanno ancora ricevuto lo stipendio per il mese di marzo, ovvero tutto il mese di inattività. Speriamo bene”.