Denatalità sempre più marcata a Rimini così come in tutta Italia
RIMINI – Nessuna, purtroppo, sorpresa sui dati semestrali relativi alla demografia di Rimini. Secondo le rilevazioni dei primi sei mesi dell’anno, in città sono nati solo 552 nuovi bimbi, confermando un trend pesantemente negativo, anche rispetto al 2015 quando nello stesso periodo erano nati 622 bambini, 70 in più in confronto al 2016.
Rimini non è certo una mosca bianca ed anzi, conferma il trend che caratterizza tutto il paese e che vede l’ennesimo calo demografico in Italia, quantificato intorno al 6%
I dati sono disarmanti: dal “boom” delle nascite, e per ricordarlo bisogna fare uno sforzo con la memoria e arrivare al 1964, ad oggi il numero di bimbi nati in un anno si sono ridotte del 50%. Forse uno stile di vita, forse le condizioni poco favorevoli o tutte queste cose insieme: anche le coppie di cittadini stranieri che si sono trasferite a Rimini hanno già preso “le abitudini” degli italiani. Se fino a qualche anno fa, infatti il calo demografico era contenuto grazie proprio alla nascita di bambini nati da coppie straniere, oggi anche queste hannno meno figli.
Un altro dato è alquanto interessante: le uniche famiglie riminesi che crescono sono quelle unipersonali, che rappresentano di gran lunga le più numerose (poco meno di 24 mila) doppiando quelle con tre componenti e triplicando quelle con quattro.
“Come recentemente mostrato dalle indagini Istat e Caritas, crolla infatti a livello nazionale la genitorialità tra gli ‘under 35’. C’è sfiducia nei progetti di vita perchè mancano i fondamentali, il reddito, almeno un lavoro stabile, le reti famigliari e l’integrazione tra tempi di vita e lavoro. Senza intervenire concretamente su questi ambiti gli allarmi sulla denatalità saranno destinati a trovare sempre più eco”, afferma Gloria Lisi, Vice Sindaco del Comune di Rimini.
“Chi fa un figlio deve assere aiutato e sostenuto, chi ne fa due ancora di più. Sgravi? Contributi? Quozienti famigliari? Gli esempi in Europa ci sono, è ora di discuterne nel merito uscendo dalla sterile litania della politica italiana sul valore etico della famiglia. Bisogna dare concretezza alle parole, altrimenti vuote”, chiosa l’assessore.